Nell’ambito del suo lavoro pionieristico, introdusse nella regione le uve Chardonnay che, insieme al Pinot Nero, costituiscono ancora oggi la base dei vini Ferrari.
La vite è coltivata in Trentino da millenni, essendo stata introdotta dai Romani. I ripidi pendii delle montagne sono stati modellati dall'attività umana in caratteristici terrazzamenti, che incarnano il profondo legame tra i coltivatori e la natura.
Le uve vengono raccolte ancora a mano e poi portate alla pigiatura e alla prima fermentazione.
La cuvée, o blend, viene creata e imbottigliata, portando all'importantissima seconda fermentazione, che è ciò che dà al vino la sua frizzantezza. Le bottiglie vengono poi adagiate su graticci e lasciate quasi indisturbate in cantina fino a dieci anni. Durante questo periodo l’unico intervento è il rito quotidiano del “remuage”, in cui le bottiglie vengono ruotate delicatamente di un ottavo di giro per garantire che eventuali sedimenti si raccolgano nel collo della bottiglia, dove potranno essere successivamente rimossi.